Storytelling

24 SETTEMBRE 2013

Come gestire un team? Ce lo spiega Francesca Erbi

Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Francesca Erbi, docente del Laboratorio dal BassoStartUp – Just do it!”, per approfondire un tema molto delicato nella gestione di un’impresa: le risorse umane.Come motivare e gestire il team, le regole e le strategie di comunicazione, come gestire il tempo e il team, controllando i livelli di stress, sono stati gli aspetti approfonditi durante la sua lezione. Francesca Erbi da oltre 10 anni svolge consulenza e formazione manageriale su temi quali team building, time management, leadership e public speaking. Ha lavorato come consulente per Gi Group, svolgendo attività di formazione e coaching all’interno di Excellence Programs.

Che cos’è un Life Coach?
Un coach è un professionista che supporta le persone nel raggiungimento di obiettivi personali o professionali. A differenza del counselor non suggerisce soluzioni, diversamente dal mentore non mette a disposizione il suo sapere, contrariamente allo psicoterapeuta non è orientato a conoscere il “perché” una data situazione non si smuove o un problema non si risolve.
Pazientemente prende per mano il coachee, con domande mirate e ascolto attento, lo aiuta a vedere la situazione da diverse angolature, a ritrovare dentro di sé le capacità che lo porteranno a superare il momento di stallo e a raggiungere l’obiettivo. È fondamentale che quella soluzione, quel piano di azioni finalizzato al raggiungimento dell’obiettivo, sia “ecologico” per la persona, cioè fortemente rispettoso dei suoi valori e dei suoi principi.

È cambiato il concetto formazione negli ultimi anni?

La formazione si sta evolvendo; molti formatori, come me, utilizzano metodologie miste, mettono in campo le coaching abilities necessarie per comprendere a fondo i bisogni dei partecipanti.

Quali sono le tecniche per costruire un team affiatato?

Non mi sentirei di affermare che esistano “tecniche” per costruire un team affiatato, esistono piuttosto livelli di attenzione e opportunità. Il livello di attenzione primario consiste nel prestare attenzione a non cadere nella trappola del “voglio che le cose siano fatte in questo modo da tutte le mie risorse”. Un buon manager deve saper trasformare in opportunità e in vantaggi i diversi approcci delle risorse, anche quando questi differiscono dal suo modo di agire. Nella scelta e gestione di un team efficiente ed efficace mi focalizzerei innanzitutto sulla scelta di competenze diverse e complementari, costruirei con loro una missione del team e verificherei periodicamente se sto rispettando la missione condivisa. Naturalmente starei molto attenta ad essere sempre un esempio di coerenza, correttezza e rispetto degli altri, dando tanto spazio all’ascolto.

Quali sono i principali errori commessi nella gestione delle risorse umane?

Sicuramente ci sono tanti errori dal punto di vista motivazionale, come per esempio non celebrare i successi e non rinforzare atteggiamenti e comportamenti funzionali al raggiungimento di obiettivi condivisi. Troppo spesso i lavoratori si lamentano dicendo dei loro coordinatori o responsabili “si accorge del mio operato solo quando sbaglio”. Dal punto di vista gestionale, l’errore più frequente è assegnare compiti e obiettivi in modo standard, non tenendo conto delle differenze individuali, del livello di maturità rispetto al compito, del livello di autostima, di eventuali blocchi psicologici dovuti ad esperienze pregresse. Un altro errore riguarda la gestione del malessere, delle lamentele: troppi sono i manager che cercano di insabbiare situazioni di malessere, anche dovute a difficoltà relazionali tra lavoratori, per garantire il tanto amato “quieto vivere”. Il manager deve accogliere anche lamentele o situazioni difficili che non amerebbe gestire; deve avere il coraggio di prendere posizioni anche scomode, stando sempre attento ad essere corretto, obiettivo e rispettoso delle sue risorse.

Quanto contano le inclinazioni naturali per essere un leader?

Io credo che l’unica inclinazione naturale che debba esserci sia l’umiltà. Grazie a questa un leader può porsi in posizione di reale ascolto delle esigenze del team, di analisi del proprio e altrui lavoro, di rivalutazione delle sue stesse posizioni quando le evidenze esterne rivelano che non sono funzionali al raggiungimento degli obiettivi.

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